Un progetto di Alex Sala
Interventi multimediali di Brigitta Rossetti, Pol Palli, Matteo Suffritti

A cura di Marta Fogagnolo

Tra le spire della ragione si nasconde il seme della follia. Qui, dove sentimenti contorti spingono per prendere il sopravvento, in costante tensione gli uni con gli altri, regna sovrana l’indifferenza dello spirito umano. Schiacciata sotto il peso di una realtà in subbuglio si spegne la luce dello spirito, la cui inadempienza dei doveri verso la nostra umanità comporta una caduta nell’oblio, un impedimento a proseguire il cammino, a favore di un mondo in cui la cieca osservanza delle regole comporta una perdita della coscienza di sé.

I misteri dell’umano sono difficili da decifrare. Nelle infinite pieghe dell’universo si celano nell’ombra misteri che, come profezie, si preparano a rilasciare sull’ignaro il loro verbo, insediandosi nell’animo e ricoprendolo di uno strato di ghiaccio che lo porta ad uno stato di stasi che lo incatena alla roccia della compiacenza. Come Sibille dal comportamento ambivalente, creano visioni disturbanti, ermetiche e fugaci, che avvolgono nella loro morsa l’intelletto, privandolo di qualsiasi concezione, depauperandolo dell’Io, costringendolo a vivere senza la sua fiamma interiore. Entrati in uno stato di alienazione, si perde la presa su sé stessi e sul mondo, a causa di una società rivale che concorre alla creazione di un universo distopico dove ogni certezza sembra perduta.

Il cardine della mostra è lo estraniamento. Che sia attraverso la performance, il video o la scultura, gli artisti del collettivo si sono immersi in loro stessi e, con occhi privi di bende, hanno alzato la voce contro stili di vita artificiali e automatizzati. Al centro si staglia l’installazione di Alex Sala, che culla con la sua apparente serenità, donando una visione trascendentale della nostra esistenza.  Ma subito, come una marea devastante, si impone la rabbiosa presentazione delle ossessioni di Default – OCD, franca visione delle paure e insicurezze dell’uomo di Matteo Suffritti. E nulla aiuta la traccia sonora di Pol Palli A-STRA-TI, eco naturale sulla quale si poggiano tutte le opere, che sbilancia l’osservatore con una contorsione ritmica dai suoni taglienti come rasoi. Il cerchio si chiude con (Dis)placement di Brigitta Rossetti, incentrata sull’elevazione spirituale dell’Essere nel suo focalizzarsi sull’archetipo dell’uomo-cielo, unendosi naturalmente al video di Sala Non posso più assolvermi, metafora degli ostacoli che il nostro ego crea per noi. Le diverse poetiche degli artisti del collettivo si rincorrono come nuvole in un cielo interiore, convergendo infine in DEFAULT4, tentativo collettivo di liberarsi dalla rete di disperazione e rabbia che offusca la mente.

L’essenziale invisibilità dell’esistenza ci plasma a suo piacimento, lasciandoci sospesi nel vuoto delle emozioni, con una domanda che rimbomba nella nostra mente: sono? Indelebilmente forse.  Nella tragicommedia che è la vita non è dato sapere se l’assoluzione avverrà. Rimarremo intrappolati nei rigidi dogmi sociali imposti, o troveremo la forza per scrollarci di dosso queste catene? Bisogna avere il coraggio di spingersi verso l’abisso e farsi avvolgere dal buio per ritrovare la luce. In questo infinito chiaroscuro di linguaggi e cacofonia di voci che scombussolano l’animo, è necessario compiere uno sforzo erculeo per spingersi a fondo nel proprio animo e riaprire una ferita cauterizzata per necessità, mai veramente guarita, che chiede di denudarsi davanti ai giudici più severi, noi stessi, e analizzare la realtà del nostro presente. Quello che viene a crearsi è un poema del corpo umano, un’antologia del mondo dove l’atto distruttivo è mandatorio. Distruggere per ricreare, demolire per ricostruire, decedere per rinascere. Una corsa contro il tempo per decidere se lasciarsi affondare, o spiccare il volo.